disegnare per ricordare

Daniele ha sempre avuto qualche problema con la comunicazione. Con le parole. Il suo linguaggio era la fotografia. Disegnava con la luce. Amava anche i fumetti. Lo testimonia Igort, quando parla del suo Baobab: “Mentre lavoravo a questa storia c’era uno scambio di vedute e molte chiacchiere teoriche nella mia casa di Bologna con Lorenzo Mattotti e Giorgio Carpinteri. Si vedeva il fumetto come un linguaggio che poteva unire diverse cose distanti. Nel mio caso, come ho detto, il tropicalismo e l’oriente, ma anche una mentalità geometrica e un senso di nostalgia, si stringevano la mano. In quei giorni ricordo che il mio amico e fotografo Daniele Lelli mi diceva che ogni volta che si trovava a leggere una puntata di Baobab sudava. L’ho sempre preso per un complimento. Era il caldo del Parador che trapassava le pagine stampate”.

Anche per Igort disegnare è un modo per ricordare: “i ricordi sono ingrediente fondamentale per definire i luoghi di una mitologia personale; disegnare certe scene è un tuffo verticale nella memoria. Di una memoria collettiva, talvolta, un passato che spesso non ho neppure vissuto, tanto è antico. Eppure quando disegno le cose che si materializzano sul foglio, quando tutto va bene, suonano “vere”.

fotodanielelelli.gif

3 Risposte to “disegnare per ricordare”


  1. 1 NVL marzo 29, 2007 alle 6:12 PM

    Buonasera professoressa,
    una piccola intrusione all’interno del suo blog…
    confermo che disegnare, con la luce o con una semplice matita, ci aiuta a ricordare cose ed emozioni con una soggettività tutta particolare e sicuramente con un grado di invariabilità maggiore rispetto alla memoria neuronale di cui tutti siamo dotati.
    Nel caso del disegno “a matita” è il tratto stesso che ricorda non solo ciò che stato ritratto, ma il nostro modo di percepirlo in quel dato momento.
    La pressione esercitata sulla carta, l’intensità stessa del segno, sono già ricordi, attimi congelati.

    saluti,
    Milena Guerrieri.

  2. 2 Roberta Bartoletti marzo 31, 2007 alle 5:45 PM

    disegnare mette in campo il corpo più esplicitamente – la mano – forse è anche più potente della fotografia, che a volte può anche essere un modo di mantenere una distanza (non a caso mediata dalla vista, e da quello che il cervello fa con la luce). grazie dell’intrusione.

  3. 3 oscar aprile 2, 2007 alle 2:33 PM

    Ho passato molto tempo insieme a Daniele e mi piace che venga ricordato su queste pagine elettroniche. Non so quanto avrebbe amato questo modo di comunicare, anzi sono certo che lo avrebbe liquidato con un “lascia ben stare” vista la sua avversione per i computer o l’elettronica in generale. Ma questo è anche un modo per rendere “pubblico” il mio affetto e la mia stima per lui e per le sue fotografie.
    Memorie di memorie secondo me le sue immagini fatte di luoghi isolati, campagne deserte o luoghi antichi che riprendevano vita, una vita propria e luminosa, attraverso quelle stampe un po’ cupe coi neri profondi e i bianchi scintillanti. Ci manca da quasi un anno e a me personalmente manca il suo parlare “fotografico” le sue idee chiare la sua voglia di fare.


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