E’ di ieri la notizia su Repubblica che una casa editrice turca ha adattato alla cultura islamica la cristianissima storia di Heidi, la piccola orfana che oltre ad essere un mito nella sua natia svizzera è un mito globale, con risonanza su tutti i media di tutto il mondo.
La casa editrice turca Karanfil ha infatti cambiato le illustrazioni che accompagnano il romanzo della scrittice ottocentesca, Johanna Spyri, allungando l’abitino di Heidi per nascondere le mutande (che in particolare nella storia animata dal grande Miyazaki sono spesso visibili), e ha “imposto” il velo alla nonna di Clara e alla signorina Rottermeier. Come se la rigidità morale e bigotta di questa seconda signorina non fosse stata sufficiente nella sua versione originale.
La casa editrice turca ha quindi indigenizzato il prodotto culturale Heidi (direbbe forse Appadurai) per renderlo più vicino alla quotidianità dei bambini turchi. Peccato che la Turchia non sia unanimemente considerata un paese confessionale (islamico), anzi, per alcune significative voci (di cui dà conto la stessa stampa turca) dovrebbe essere un paese laico. La risonanza interna della notizia riguarda dunque una diversa visione della cultura che sarebbe lo sfondo ordinario delle bambine e dei bambini turchi.
a sinistra: illustrazione originale; a destra: illustrazione del libro turco, commentato dal quotidiano turco Aksam che si preoccupa di “cosa debba sopportare l’aristocratica signora Sesemann”, coperta da velo e abito islamico (pubblicate da die Welt.
La vicenda non è nuova nè particolamente strabiliante. Per chi si occupa di oggetti di consumo, e tra questi di giocattoli, gli esempi negli anni recenti si sprecano. Ne cito solo uno: Fulla, che possiamo considerare la variante islamica della Barbie occidentale. Fulla è un prodotto di origine siriana, e si presenta con caratteri contraddittori ma assai intriganti: rispettosa dei genitori e coperta dalla testa ai piedi da un manto nero, ama però parecchio lo shopping. Ho portato la mia Fulla a lezione la settimana scorsa, per mostrarla ai miei studenti (che fra l’altro mi hanno insinuato il dubbio che sia tarocca: ci sono già le contraffazioni!): l’esercizio prevedeva un’analisi accurata del prodotto, fin nelle sue caratteristiche più intime. Fulla (a differenza di Barbie), non può essere interamente spogliata, perchè sotto il vestito coperto a sua volta dal tradizionale manto nero (l’abaya) ha disegnata una mutanda. Incorporata.
ero proprio curiosa di sapere cosa avresti scritto su un agromento che conosci così bene. e sono contenta di essere passata 🙂
anche io
e hai anche avuto la stessa associazione, come ho letto qui:
http://valelandia.blogspot.com/2007/11/rappresentazioni-di-culture.html
Sono d’accordo con te Roberta. Anche perchè bisognerebbe tenere in considerazione la particolarmente complessa situazione socio-politica attuale della Turchia.
Come ha dimostrato la turbolenta vicenda delle recenti elezioni presidenziali e il conseguente avanzamento del partito di ispirazione islamica, che ha portato all’elezione del primo presidente turco non laico, nonchè della prima first lady turca velata.
Che il velo della signorina Rottermeir sia un omaggio all’attuale first lady?
Capisco che Heidi è un prodotto che viene utilizzato dalle parti in causa, come mezzo per la costruzione di senso individuale e collettivo, ma non ho capito una cosa: chi decide qual è la rappresentazione di Heidi corretta?
Come venivano descritti i vestiti dei personaggi nel romanzo della Spyri? Io non ho letto il libro, ma non è che per caso ci sono più somiglianze tra la sua Heidi di fine ‘800 e quella turca, che non con quella giapponese?
La Spyri avrebbe apprezzato le mutande al vento di quella giapponese?
la Spyri, non lo so, se le avrebbe apprezzate. io moltissimo.
amo moltissimo la Heidi giapponese, ma questo è appunto un altro punto di vista, quello del senso individuale.
Ma a chi interessa l’interpretazione ortodossa di Heidi, a chi interessa poi? Perchè dovrebbe interessare?
Il senso originale dell’opera era legata alla Svizzera della seconda metà dell’Ottocento, al passaggio da un mondo montano e antico trasfigurato dallo sguardo da una borghese di città (la Spyri) a una modernità urbana e industriale. Quello che invece è interessante, e che fa di Heidi ancora oggi un prodotto culturale attuale, sono i significati potenziali, latenti o espliciti, che il romanzo conteneva, e che ogni traduzione successiva ha interpretato e usato a modo suo.
Nell’originale la nonna di Clara aveva un ruolo nell’educazione religiosa di Heidi (cristiana) e quel tema può essere ripreso da qualsiasi versione attuale che voglia sottolineare questo aspetto, per scopi educativi o di controllo sociale. Senza essere con questo più o meno “fedele” all’originale di tante altre traduzioni.
Heidi censurata, è un vero e prorpio attacco alla libertà che questa bambina ha sempre difeso e per la quale ha sempre combattuto.
Heidi è divenuta un mito mondiale ancor prima che apparisse sul piccolo schermo sottoforma di anime, ovvero ancor prima che le sue mutandine si intravedessero nelle sue capriole tra i prati. Questa bambina dalle guancette rosse è divenuta l’ emblema della svizzera soprattutto quando la contrapposiozne tra vita montana e urbana si andava sempre più concretizzando, Lei amante della vita, della natura e della libertà.
Mettergli il velo, tagliarle lo sguardo, nascondergli il sorriso, non è un adattamento ad un determinato filone culturale, o assecondare le norme socio-economiche di un paese che priva dei diritti fondamentali, ma è la ricostruzione di una nuova figura, che non ha nulla a che vedere con il noto personaggio di Heidi.
Heidi islamizzata? non esiste, perchè non può essere Heidi.
Heidi censurata, è un vero e prorpio attacco alla libertà che questa bambina ha sempre difeso e per la quale ha sempre combattuto.
Heidi è divenuta un mito mondiale ancor prima che apparisse sul piccolo schermo sottoforma di anime, ovvero ancor prima che le sue mutandine si intravedessero nelle sue capriole tra i prati. Questa bambina dalle guancette rosse è divenuta l’ emblema della svizzera soprattutto quando la contrapposiozne tra vita montana e urbana si andava sempre più concretizzando, Lei amante della vita, della natura e della libertà.
Metterle il velo, tagliarle lo sguardo, nasconderle il sorriso, non è un adattamento ad un determinato filone culturale, o assecondare le norme socio-economiche di un paese che priva dei diritti fondamentali, ma è la ricostruzione di una nuova figura, che non ha nulla a che vedere con il noto personaggio di Heidi.
Heidi islamizzata? non esiste, perchè non può essere Heidi.
il primo commento inviato ha qualche serio errore ortografico.