Mentre il più grande partito della sinistra italiana si preparava a dissolversi – ossia: alla vigilia delle primarie del Pd – il manifesto ha portato in edicola la sua ultima trovata irriverente e finanche un po’ eretica. Autoirriverente, dato che il quotidiano insiste a definirsi nel sottotitolo comunista.

Oggi, con un paio di giorni di ritardo, sono andata dal mio giornalaio per prendere una copia di Album di famiglia, l’album di figurine rosse. Sottotitolo: comunisti, anarchici, socialisti e altri rivoluzionari che, nel bene e nel male, hanno cambiato il mondo. Vedo se ne ho ancora, mi dice Massimo (il mio edicolante). Cosa vorresti dire, che è andato a ruba? (mi stupisco io). Beh, tutti quelli che hanno comprato il giornale, l’hanno preso (deduco che sono molti meno di quelli che ieri a Bologna sono andati a votare alle primarie). Peccato, perchè avendo preso l’album mi si pone un problema: con chi potrò scambiare le figurine doppie?
L’ultima figurina che mi ricordo di avere incollato era un oscuro animale marino, che andava a ricoprire quasi perfettamente un buco bianco in un fondale scuro. Per non parlare di altre figurine ancora meno memorabili. In realtà “le figurine” sono quelle dei calciatori, che se ne vedo ancora una degli anni ’70 riconosco le facce, le divise tutt’altro che griffate. Che tenerezza.

La rilevanza di questo album di famiglia per la memoria è sottolineata da Valentino Parlato in un piccolo intervento di ieri. Che dimostra come si tratti di una storia seria, oltre le apparenze.
Scrive Parlato, sollecitato dall’affettuoso epiteto di “ereticissimi compagni” che alla fine condivide: “ancora cinquant’anni fa queste figurine erano immagini non proprio sacre, ma meritevoli di enorme rispetto. Insomma l’eresia c’è e a uno della mia generazione il tutto appare un po’ blasfemo”, per poi aggiungere che forse una tale eresia non poteva che essere compiuta da dentro, in un momento in cui ricordare il passato, anche in modo autoironico, può essere utile in un “presente che rischia di galleggiare nel vuoto della memoria”.
Le figurine degli uomini che hanno cambiato il mondo, riconosciuti come antenati da alcuni (sottolineo da alcuni), sono quindi un luogo di memoria di cruciale importanza non per il passato, ma per il presente.
In secondo luogo, le figurine vanno sì incollate (appiccicate), sul proprio album, ma fa parte del gioco la necessità di scambiarle, di trovare quindi altri possessori di album, altri compagni della stessa famiglia, con cui scambiare: il gioco è necessariamente collettivo. La figurina è un quasi-oggetto, direbbe qualcuno.
Ultima riflessione, implicita nelle parole di Parlato: possibile che la famiglia per ritrovare le sue radici debba andare in edicola e sborsare 0,90 euro per 5 figurine? Ma chi mi conosce, sa che questa domanda me la sono posta già tante volte, che ci ho perfino scritto un libro…

Finito il post, finalmente ho aperto la mia prima bustina, non potevo credere ai miei occhi quando ho visto il profilo notissimo di Rosa Luxemburg (1871-1919). Voglio prenderlo come un segno del destino. Per ora non posso che continuare la raccolta, e cercare qualcuno con cui scambiare le figurine doppie, anche attraverso il blog.

Aggiornamento ore 17.41: ho attaccato la prima figurina nell’album, Rosa Luxemburg, riconosciuta come antenata in quanto “polacca, comunista, donna, ebrea: il “peggio” per la Germania di allora. Dirigente della sinistra Spd. Incarcerata per il suo no alla guerra, assassinata – con il benestare dei suoi ex compagni di partito – per aver tentato la rivoluzione. Da leggere Centralismo o democrazia?“
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