Archive for the 'operai' Category

bologna è uno skianto (ma solo ogni tanto)

piccolo golpe nonsense esilarante esaltante in piazza maggiore per il tradizionale concerto del 14 agosto. bologna è anche questo, magari lo fosse un po’ più spesso.

roberto grassilli ricorda lo spometi di Dino Sarti. memorie operaie da balera, da non sottovalutare.

morti di Reggio Emilia

La polizia – legittimata dal governo dell’epoca – sparò sulla folla dei lavoratori manifestanti nella piazza Vittoria di Reggio Emilia e 5 operai furono uccisi. Sono i morti di Reggio Emilia, era il 7 luglio.
Ma era il 7 luglio 1848, 1912, 1944, 1948 o 1960?
La data precisa di quell’evento mi pare sia la notizia più memorabile del giornale di ieri.
I morti di Reggio Emilia sarebbero un luogo di memoria cruciale per la sinistra italiana. Chissà se se lo ricorda.


Immagine di scioperi coevi ai morti di Reggio Emilia, che fa parte del patrimonio fotografico di Casa Rinascita, San Vito di Modena (sperando ci sia ancora).

specie in via di estinzione

la settimana scorsa – ero scesa al bar a prendere un caffè – ho assistito a una scena strana, sembrava di essere in un sogno o in un film. dalla nebbia che stritolava Bologna è uscita fuori una macchia rossa, un corteo di operai con le loro bandiere e i loro tamburi. ho pensato, anzi neanche pensato, non c’è stato bisogno di un ragionamento, ho sentito di assistere a un fenomeno strano, come a un’apparizione, come se fosse un fantasma.
gli operai non esistono più, quasi quasi mi avevano convinto. e infatti non sembravano mica veri, erano delle immagini, un miraggio, che prima o poi sarebbe stato nuovamente inghiottito dalla nebbia, ne ero certa. così è stato. ma mentre me ne tornavo a casa, e mi montava il nervoso, mi era assolutamente chiaro che ci avevano raccontato una balla colossale. e quasi ci eravamo cascati.
ecco, anche questo, secondo me, può essere visto come un problema di memoria.

avevo rinunciato a scrivere questo post, fin troppo intimo, ma poi ho letto questo articolo nel blog di Pino, e ho cambiato idea.

Aggiornamento: leggete anche questo articolo satirico di Michele Serra sull’Espresso, segnalato da Stefania.

memorie operaie

Quando facevo le scuole elementari io, non si studiava ancora inglese (in realtà un poco sì, ma non conta): si studiava il proprio territorio. Si andava in giro, capitava di fare pochi passi e di trovarsi tra i campi e i maceri. Tra le prime gite – credo verso la fine degli anni Settanta – ho un ricordo ormai mitico di una visita al museo della civiltà contadina di San Marino in Bentivoglio (sempre nella bassa bolognese: i Bentivoglio erano i signori di Bologna). Già allora il mondo e la vita contadina erano diventati luoghi di memoria, in via di scomparsa e allo stesso tempo riconosciuti come meritevoli di essere ricordati. Così il mondo dei braccianti (gli operai contadini) ha in qualche modo avuto per primo questo riconoscimento, questa attenzione. Non a caso il coro delle mondine di Bentivoglio si costituisce proprio in quegli anni.
Mi viene in mente ora che fu proprio lì che scoprii come si scriveva una parola la cui sonorità mi era familiare, ma che apparteneva solo alla lingua orale: l’arzdàura, in italiano significa la reggitrice. Capii anche a cosa servivano i maceri che facevano parte di un paesaggio di pianura familiare ma allo stesso tempo ormai alieno, per una bambina urbanizzata come me.

Mi chiedo invece cosa sta accadendo alle memorie operaie urbane, industriali, che negli anni Settanta, non solo in Italia, erano ancora al centro del mondo. Verranno fatti dei musei a ricordarli, e come si chiameranno? Quali luoghi possiamo oggi rintracciare come luoghi di memoria di questo mondo che negli ultimi trent’anni ha subito profonde trasformazioni?
Ovviamente qualche idea ce l’ho, ma ci sto lavorando.

cantare per ricordare/il cantourlato delle mondine

Ieri sera alla festa nazionale dell’Unità, che si tiene quest’anno a Bologna, hanno cantato le mondine di Bentivoglio. Il gruppo di donne, oggi tra i sessanta e gli ottanta anni, così a occhio, rappresenta l’ultima generazione di mondine che hanno lavorato nelle risaie della campagna bolognese, la bassa a nord della città. Trent’anni fa circa, raccontava la mondina Renata all’inizio del concerto, una maestra di scuola elementare di Bentivoglio le invitò perchè raccontassero la loro storia ai bambini, e così comincio la loro avventura, che ha avuto una breve pausa di arresto, ma recentemente si è riattivata. Hanno cantato per due ore – con un’energia da non credere – le loro canzoni di lotta, in parte d’autore e in parte inventate dalle stesse mondine, che nelle risaie non potevano parlare (dovevano lavorare) e allora cantavano, la loro protesta ma anche la loro irriverente giovinezza.
L’occasione non era unica, perchè le mondine di Bentivoglio canteranno in giro anche nei prossimi giorni, e spero che continuino anche l’anno prossimo il loro corso, perchè la loro storia e la loro forza continui a essere cantata. Chi volesse affiancarsi a loro può contattarle all’indirizzo che ho trovato sul cd che raccoglie alcuni loro canti: mondinedibentivoglio@email.it

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le mondine di Bentivoglio

ps: gli antropologi che studiano il consumo ci dicono che trasferiamo significati dalle cose alle persone, a volte gli oggetti servono ad appropriarsi di qualità che culturalmente attribuiamo loro. Immaginate quindi perchè sono tanto fiera di possedere la bicicletta di una mondina di Molinella (e immensamente grata a Gigi che me l’ha regalata), pur essendo sicura di non meritarmela.


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