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feste dell’Unità: la parola ai redattori

Aggiornamento ter: anche il comitato di redazione dell’Unità si esprime, con lucidità e coraggio, sulla decisione di abbandonare una storia, un nome. Il comunicato di redazione è del 27 maggio. Concordo integralmente e quindi riprendo integralmente:

La festa nazionale de l’Unità cambierà nome. Potranno mantenere un legame con il logo del giornale fondato da Antonio Gramsci solo le feste locali. Almeno per ora. Pare che la decisione sia stata presa.

L’obiettivo sarebbe quello di dare un segno forte di discontinuità, conseguente alla nascita del Pd, formazione politica nata da Ds e Margherita. È una decisione che critichiamo e non per un datato attaccamento alla storia che fu. Le feste de l’Unità sono state e continuano a essere uno straordinario appuntamento di popolo, di confronto politico e di partecipazione democratica. Il marchio “l’Unità” è stato garanzia di tutto questo. Ed è patrimonio non nostro, della testata, o del Pd, ma di centinaia di migliaia di cittadini che non ne possono essere espropriati per editto.

Ci chiediamo se le scelte che riguardano il futuro di questi grandi appuntamenti di popolo non debbano essere vagliate attraverso un percorso democratico e partecipato, necessario proprio per favorire quel «contenitore» moderno che si intende costruire. Ci chiediamo se non si debba decidere dopo, alla fine del tragitto, se servono realmente soluzioni e nome diversi. O se il marchio che lega le Feste al rilancio del giornale fondato da Antonio Gramsci, mantiene ancora – come crediamo – tutta la sua forza.

L’Unità non è solo passato, non esprime solo le radici della sinistra italiana. È anche un punto di vista originale e autonomo sul presente e sul futuro di cui la democrazia del nostro Paese ha bisogno.

Il Comitato di redazione de l’Unità

Feste de l’Unità addio? La parola ai lettori

L’Unità, dopo aver lanciato il sasso del probabile abbandono del nome “Festa dell’Unità” per la prossima festa nazionale del Partito Democratico, ha aperto sul suo sito uno spazio in cui i lettori possono esprimersi su questa scelta, che appare ormai definitiva.
Cosa pensate, che sia un tema di interesse per i lettori dell’Unità o semplicemente per i frequentatori del sito? Sappiate solo che il primo commento è arrivato alle 15,30 di oggi, e dopo sole sei ore e mezza i commenti riempono 42 pagine (ca 5 per pagina fanno oltre 200 commenti in poco più di 6 ore)!
Vi consiglio di leggerli, un intero popolo fa emergere i suoi sentimenti, la sua delusione, la rabbia, ma anche il desiderio di riappropriarsi della propria storia (attenzione: non del proprio passato), sentimenti che prevalgono in mezzo ai rari commenti favorevoli alla scelta.

Mmm, e noi non facciamo nulla per loro? 😉

Aggiornamento 28 maggio ore 13: i commenti da ieri sera sono raddoppiati, ora sono ben 425 commenti, e suppongo che continueranno a crescere… chissà se produrrà qualche effetto

Aggiornamento bis: non ho resistito, ecco il mio commento: I nomi sono cose serie. Trovo poco nobile, e poco onesto, bollare come nostalgico chi resta legato al nome Festa dell’Unità. Le feste sono una lezione di partecipazione e di cultura politica che ci serve per il futuro, non una tradizione folcloristica di un passato finito. Se non lo capite, lasciate le feste dell’Unità a chi se le merita. In Emilia ci sono ancora. Roberta Bartoletti

Aggiornamento ore 19: i commenti sono già 720, 144 pagine.
Aggiornamento 31 maggio ore 22: i commenti sono ormai 1500, millecinquecento!!!.


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