Alcune di noi lo ricordano”. Così Anne Cameron, in apertura del suo libro Le figlie della donna di rame.
Mi è tornata in mente questa frase – e il suo significato – dopo aver letto del primo summit internazionale delle popolazioni indigene che si è tenuto nella sfortunata isola di Hokkaido, nel nord del Giappone. C’è un modo migliore di fare le cose, mi pare cerchino di dire al mondo le popolazioni indigene raccolte a Hokkaido, ospitati dalla popolazione locale Ainu. Voi ve lo siete dimenticati, noi ce lo ricordiamo, se solo voleste ascoltarci ve lo potremmo insegnare. Rapporto con la natura, con le risorse ambientali come si dice nel mondo occidentale, rapporto con i consumi.
Ne scrive Leonardo Pellegatta su Alias del 30 agosto. Vorrebbe essere il primo di una serie di post sul tema c’è un modo migliore di fare le cose. Così, per iniziare meglio di come si è conclusa la parte precedente della storia.
Bentornati.
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“C’è un modo migliore di fare le cose
Published settembre 8, 2008 memoria collettiva , Resistenza 3 CommentsTag:popolazioni indigene
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