Sabato a Firenze, di fronte all’ingresso della fortezza da basso, a sinistra si susseguivano le lezioni all’aperto di docenti univerisitari, dalla teologia alle scienze naturali, mentre sulla destra gli studenti medi stavano organizzando un concentramento a favore della scuola pubblica. Martedì Giovedì scorso, a Bologna, genitori e insegnanti testimoniavano la loro preoccupazione per le sorti della scuola elementare, in preparazione della fiaccolata del 28 ottobre.
Con immensa gioia segnalo che domani ci sarà una giornata di mobilitazione pubblica dell’Università di Urbino, dopo alcune assemblee e iniziative già svoltesi in questi giorni (ad esempio, un collega di sociologia che oggi faceva lezione sui gradini del duomo).

Domani 28 ottobre dalle 10 alle 15 l’università, con i suoi studenti, tecnici, amministrativi e docenti, si sposta in piazza. Perchè i gruppi su facebook sono interessanti, ma appunto non bastano. Le iniziative sono organizzate anche attraverso il blog Uniurb in lotta, dove trovate anche il testo della legge 133 e del cosiddetto decreto Gelmini sulla scuola dell’obbligo. Nel blog trovate anche il link al testo integrale da cui sono tratte le seguenti parole:
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: (1) ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l’operazione […].
parole che, essendo state riprese spesso in questi dannati giorni, forse sapete già che sono state pronunciate da un padre della Costituzione, Piero Calamandrei, nel lontano 1950.
Aggiornamento: ovviamente il notoNetmonitor (laRepubblica) monitora la protesta in rete.
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