Posts Tagged 'Legge 133/2008'

onde anomale in Europa

Domani è giornata di sciopero nazionale per l’Università italiana.
Non solo nazionale pare. Solidarietà agli studenti in lotta arrivano da tutta Europa.
E da qui.

Update 16 novembre: e da Paris: ecco il volantino che mi manda via Facebook la mia laureanda in Erasmus a Parigi, che con fierezza pubblico qui.
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Le foto su Flickr.
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Nati oggi

Ieri sono stata alla manifestazione sulla scuola a Bologna, perchè non credo di dover insegnare alle superiori per esserne toccata. Dalle elementari all’università, per quanto mi riguarda è la stessa posta in gioco.
C’erano pochi adulti, e tanti ragazzi. Ragazzi delle superiori, si riconoscono dalle facce da ragazzini. Io li riconosco perchè noto che sono più piccoli dei miei studenti, universitari. Ma solo da quello, perchè non ci sono gli striscioni delle scuole a cui appartengono a identificarli. Nemmeno uno ne vedo, mentre ripercorro il corteo dalla coda alla testa. Una massa omogenea e fluida di ragazzini e di ragazzi, indistinti da appartenenze. Un’onda lunga di singoli studenti, tutti insieme, non separati, non agglomerati in blocchi visibili.
Si distinguono quasi solo per l’età, gli studenti medi dagli universitari. Gli striscioni, i cartelli, molto fatti in casa. Molto improvvisati, amatoriali, come dire. Senza una mano esperta dietro, intendo una mano militante. Artistici, creativi, sia nelle forme che nelle espressioni, negli slogan, nelle battute (“anche i muri hanno orecchie, ma le vostre orecchie sono murate“, recitava un biglietto infilato a fianco di un portone di cittadini che non scendono con loro a manifestare). “La crisi la pago io, ditemi quant’è“, biglietti infilati nei tergicristallo delle auto. Verso la testa, gli universitari hanno qualche striscione che identifica la facoltà, e il mestiere che vorrebbero poter fare.
Un’impressione, forse ancora troppo personale, ma la esprimo qua: questi ragazzi, questi ragazzini, sono nati oggi. Sono nuovi. Non assomigliano a quelli che facevano i cortei negli anni passati, sicuramente non a quelli degli anni ’80, i miei coetanei. Non hanno forme dettate dalle organizzazioni istituzionali della politica – le associazioni giovanili dei partiti, per intenderci. Nati oggi, sono qui a improvvisare e inventarsi una presa di parola che nessuno ha insegnato loro. Che sentono come necessità.
Alla faccia della strumentalizzazione.

Mi indigna enormemente che da molte parti si cerchi di zittirli, di svilirli, di non ascoltarli. Lasciateli parlare, nemmeno io so bene cosa ci vogliono dire.

(continua)

le mille onde della protesta: Pesaro c’è

incredibile ma vero, persino le sedi periferiche fanno sentire la loro voce, ed ecco anche Pesaro, sede distaccata della Facoltà di Sociologia di Urbino (ma anche di lingue) e dell’Università di Ancona. Che si unisce ad altri sedi distaccate – Fano – oltre che “al centro su a Urbino”. Ci siete voi, ci sono pure io.

PS: come richiesto diffondo anche la nuova e-mail del movimento di Pesaro che è anche contatto di messenger: pesaro_naviga@live.it


una delle immagini inviate dagli utenti a Repubblica.it, una delle mie preferite (continua)

Bologna c’è

oggi manifestazione anche a Bologna contro l’attacco alla scuola pubblica, dalle elementari all’università: studenti medi e universitari, chimici che reagiscono, veterinari che non amano i somari, studenti dams tagliati e cancellati, studenti di scienze politiche arrabbiati, di scienze della formazione indignati, ….

… studenti pacifici aggrediti, un poco mi sa anche menati: il corteo si stava dirigendo verso la sede di Confindustria, quando in via Castiglione si è trovato la strada sbarrata da una camionetta blu, della celere direi. Messa di traverso a bloccare la strada, proprio all’inizio del portico del liceo Galvani (chi è di Bologna mi intende). La polizia blocca il corteo, e a un certo punto inizia la carica, tutti corrono indietro, un attimo di paura e di confusione. Ma i ragazzi non se ne vanno, e finalmente il corteo procede, a dispetto del blocco della polizia.

“Noi la crisi non la paghiamo!”, uno degli slogan tra i tanti. Sarà per questo che si è tentato di fermarli?


immagine da uniurb in lotta, 28 ottobre 2008

Urbino c’è

La giornata di ieri è stata solo un inizio. Aggiornamenti sul blog del movimento degli studenti Uniurb in lotta.

Urbino batte un colpo

Sabato a Firenze, di fronte all’ingresso della fortezza da basso, a sinistra si susseguivano le lezioni all’aperto di docenti univerisitari, dalla teologia alle scienze naturali, mentre sulla destra gli studenti medi stavano organizzando un concentramento a favore della scuola pubblica. Martedì Giovedì scorso, a Bologna, genitori e insegnanti testimoniavano la loro preoccupazione per le sorti della scuola elementare, in preparazione della fiaccolata del 28 ottobre.

Con immensa gioia segnalo che domani ci sarà una giornata di mobilitazione pubblica dell’Università di Urbino, dopo alcune assemblee e iniziative già svoltesi in questi giorni (ad esempio, un collega di sociologia che oggi faceva lezione sui gradini del duomo).

Domani 28 ottobre dalle 10 alle 15 l’università, con i suoi studenti, tecnici, amministrativi e docenti, si sposta in piazza. Perchè i gruppi su facebook sono interessanti, ma appunto non bastano. Le iniziative sono organizzate anche attraverso il blog Uniurb in lotta, dove trovate anche il testo della legge 133 e del cosiddetto decreto Gelmini sulla scuola dell’obbligo. Nel blog trovate anche il link al testo integrale da cui sono tratte le seguenti parole:

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.

Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: (1) ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l’operazione […].

parole che, essendo state riprese spesso in questi dannati giorni, forse sapete già che sono state pronunciate da un padre della Costituzione, Piero Calamandrei, nel lontano 1950.

Aggiornamento
: ovviamente il notoNetmonitor (laRepubblica) monitora la protesta in rete.

avevo detto gemini (senza la L in mezzo)

non mi confondete per piacere la collega e amica Gemini con l’attuale e pro-tempore (sottolineo pro-tempore) ministro Maria Stella Gelmini, con la L in mezzo tra Ge e mini. Due cose assai diverse, ovvero due persone ben distinte, per fortuna, visto che lavoro gomito a gomito con la Gemini, quella senza la L in mezzo per intenderci. D’ora in poi, anzi, la chiamerò pure io così.

Se invece vi interessa capire meglio le innovazioni e le magnfiche sorti progressive della scuola e dell’Università italiana immaginate per tutti noi e le future generazioni dalla ministra pro-tempore GeLmini, e dai suoi supermanageriali consulenti, dovreste piuttosto cercare il testo della famigerata L133 ad esempio qui. Se poi leggete il testo della legge, magari cercate anche di capire cosa comporta, e se vi interessa aderire alla causa di salvare ciò che resta di buono dell’Università italiana fate un piccolo clic qui: sono già 60.000 gli utenti del social network Facebook che hanno aderito. Adesione da non sostituire ad altre forme più tradizionali ma sempre efficaci di protesta, nei migliori atenei italiani.

PS: pure l’accento è diverso, Gémini e GeLmìni. Non potete sbagliarvi, non lo farete più, ne sono certa.


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