Il 7 novembre scorso è stato il 90° anniversario della rivoluzione di Ottobre, che dal 2005 non è più festeggiato nemmeno in Russia, per non parlare delle altre repubbliche ex sovietiche. La festività che ha preso il posto di quella data nel calendario russo ricorda la cacciata dei polacchi da Mosca, nel XVIII secolo (un po’ curioso, no?). Evidentemente quell’evento, pur rivoluzionario, quindi nuovo inizio nella storia russa, non è più riconosciuto come fondante. La rivoluzione dell’Ottobre 1917 non è più un mito fondatore (un mito storico, ovviamente, con radici in un passato ancora accessibile alla memoria di alcuni).
Non se ne parla granché in Russia, figuriamoci altrove. Il Manifesto, quotidiano veramente controcorrente, insiste nel ricordare queste date e questi anniversari che sembrano non interessare più nessuno. Credo che più che retrò siano impertinenti, visto che l’oblio non è mai casuale, e loro rigirano il coltello in una piaga che molti vorrebbero dimenticare.
Il 7 novembre 2007 è uscito un bellissimo libro in edicola, dal titolo forse fuorviante “I rifugi di Lenin”: è un resoconto del viaggio nella Russia contemporanea del giornalista Astrit Dakli e del fotografo Mario Dondero, che si interrogano su cosa resta, di quel passato mitico (nell’accezione di cui sopra), ormai non solo desacralizzato, ma ampiamente rimosso.

statua di Lenin a Mosca, piazza dell’Ottobre
Il racconto inizia dalla piazza dell’Ottobre, a Mosca, dove ancora abita una enorme statua di Lenin. La piazza, che non è neppure propriamente tale, è bruttissima, afferma Dakli e conferma la sottoscritta, e l’impressione è che non sia stata rimossa perchè in fondo non dava tanto fastidio. In realtà, per quanto strano possa sembrare, Lenin continua ad essere considerato un padre fondatore, anche nella Russia contemporanea che ha rinnegato la Rivoluzione di Ottobre. Non è quindi un caso che mentre nel resto del mondo le statue di Lenin vengono rimosse, a Mosca restano al loro posto. Ancora più significativa la permanenza del corpo di Lenin nel santuario addossato al centro del potere russo – il Cremlino – nella mitica piazza rossa. Qui Lenin, le sue mortali spoglie che tanto mortali non sembrano, devono convivere forzatamente non solo con il potere attuale, ma anche con il volto più sfacciato del mercato: di fronte al mausoleo (architettura peraltro bellissima) gli ex magazzini di stato Gum sono oggi sede delle più note e costose marche del mondo (anche italiane). Magazzini di lusso, del lusso più sfacciato, proprio in fronte al corpo imbalsamato di Lenin. Tante contraddizioni dicono tanto, non solo sulla Russia contemporanea, ma sullo stato del mondo.

Ma questi secondi Lenin, corpi senza vita, evidentemente non bastavano. Nell’isola di Second Life che riproduce la Piazza Rossa di Mosca è stato realisticamente riprodotto il mausoleo di Lenin, mancano solo le guardie e la coda per entrare: si entra direttamente attraverso una porta automatica, non c’è il percorso obbligato di avvicinamento lento e rispettoso alla salma, che appare quindi immediatamente e un po’ brutalmente. Fuori dal mausoleo, il Cremlino, San Basilio e gli ex magazzini Gum, dove gli avatar che vogliono guadagnare qualche Linden Dollar possono mettersi per un’oretta a pulire i lucenti pavimenti di marmo dei corridoi interni, carponi per terra, con secchio accanto e straccio in mano. Come mai questa second life assomiglia tanto schifosamente alla prima, quando si tratta di denaro?

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